Negli inferi della mia dimora
infestata di elucubrazioni
non c’è più spazio per il calore.
Gli spettri giocano sui mobili,
mi tirano i capelli
e si specchiano davanti
ai mille specchi
appesi sbiechi e sbilenchi.
Il sabato si infilano i miei stiletti fetish,
la domenica cadono esangui
su un letto sfatto.
Dal lunedì al venerdì,
buttandosi alle spalle
bagordi osceni e vuoti,
indossano maschere gotiche,
inforcano occhiali stilosi,
si chiudono in mises ipocrite.
Si lasciano vivere in
catatonica nullità,
tra rumori di unghie spezzate
sulla tastiera del Mac,
conversazioni in chat
e posts ludicomaniacali…
…Si, loro, gli spettri,
che si sono seduti
sopra le mie ginocchia,
a nutrirsi dei miei capezzoli
e a fagocitarmi.
Ma io voglio denudarmi
e camminare nel sottobosco,
farmi verme nella terra,
sparire da questa caducità
e ritornare alle radici
di alberi nodosi e fragranti,
spogliarmi degli orpelli
di una quotidianità fatiscente
per nutrirmi di humus
fragrante e rugiadoso,
briciola nelle innumerevoli briciole della terra.