THE ROOT CHAKRA IN SHAMANISM AND THE SERPENT SYMBOLISM

Per lo sciamano, questo è il serpente primordiale che inghiotte la sua stessa coda, Ouroboros, e ritrae uno stato inconscio di auto-assorbimento. Per i popoli dell’Amazzonia questo potere è rappresentato dal sachamama, il boa d’acqua. Nel Nord America, è illustrato dal serpente a sonagli. Quando cancelliamo le impronte nel primo chakra, l’energia Kundalini viene risvegliata. Il serpente primitivo si sgancia e la sua energia femminile si muove attraverso i chakra. Gli sciamani nelle Americhe, in India e in Tibet credono da tempo che è attraverso il potere del femminile primitivo che tutte le creature si muovono, vivono, procreano e prosperano. La sua energia, che giace assopita in ognuno di noi, è l’energia della Terra e il battito del cuore del pianeta madre.

La ruota di medicina dei Laika coinvolge il mondo attraverso quattro livelli percettivi, o stati. Ogni livello è collegato con un archetipo animale, un chakra, un punto cardinale ed è associato con uno dei quattro corpi energetici che compongono il campo energetico umano: il mondo fisico (il corpo), il regno dei pensieri e delle idee (mente), il regno del mito (anima) e il mondo dello spirito (energia). Il mondo fisico (il corpo) è associato alla direzione Sud ed è rappresentato dal Serpente. Il serpente è una creatura istintiva i cui sensi straordinari possono dire dove c’è cibo o dove c’è il pericolo (un predatore, per esempio). Allo stesso modo, nel regno fisico, noi umani ci affidiamo ai nostri sensi per darci un’immagine di noi stessi e del mondo.

Lo stato percettivo del Serpente è associato al primo chakra (“radice”). Situato alla base della spina dorsale, vicino al coccige, il chakra della radice ci connette a Madre Terra, ed è qui che i nostri istinti primitivi sono localizzati energeticamente e simboleggia la conoscenza, la sessualità e la guarigione. L’archetipo più universale, il Serpente ha sempre rappresentato il potere curativo della natura. Il bastone della medicina, o caduceo, è formato da due serpenti intrecciati attorno a una verga. In molte tradizioni orientali, si dice che l’energia del serpente della kundalini risieda nel chakra della radice.

Il serpente è uno stato essenziale da padroneggiare, poiché dobbiamo essere efficaci nel mondo fisico e occuparci degli affari in modo pratico. Operare dal livello Serpente è particolarmente utile per farci superare le crisi immediate. Il nostro cervello di rettile è al comando, lavorando da istinti di sopravvivenza, e facciamo semplicemente ciò che deve essere fatto senza sprecare energia preziosa a pensarci, analizzarlo o sentirsi emotivamente sconvolto.

Secondo gli studi dell’antropologo Jeremy Narby, gli sciamani, nelle loro visioni, portano la loro conoscenza a livello molecolare e ottengono accesso alle informazioni connesse al DNA, che essi definiscono “essenze animate” o spiriti. Vedono serpenti, doppie eliche, scale a pioli intrecciate, e forme simili a quelle dei cromosomi. Ed è in questo modo che le culture sciamaniche sanno da millenni che il principio vitale è lo stesso per tutti gli esseri viventi e che la sua forma è simile a due serpenti attorcigliati. Il DNA è la fonte della loro straordinaria conoscenza botanica e medica, alla quale si può arrivare solamente mediante stati di coscienza defocalizzati e “non razionali”. I miti di queste culture sono pieni di raffigurazioni biologiche. I giardini indigeni degli Ashaninca, nonostante la loro apparente confusione, erano dei capolavori policolturali, che includevano fino a settanta diverse specie di piante mescolate in modo non casuale. La loro conoscenza botanica derivava dalle allucinazioni indotte dalle piante.

L’etnia dei Desana della foresta amazzonica rappresentava il cervello umano con un serpente posizionato tra i due emisferi e ritenevano che la fenditura occupata dal rettile fosse “una depressione plasmata dagli albori del tempo (del tempo mitico ed embrionale) dall’anaconda cosmico o con due serpenti intrecciati, un anaconda gigante e un bosa arcobaleno. Questi due serpenti simboleggiavano un principio femminile e uno maschile. In poche parole, essi rappresentavano un concetto di opposizione binaria, che deve essere superato per ottenere consapevolezza individuale e integrità.

Come non mettere in relazione questi studi con il saggio “ Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza” nel quale lo psicologo Julian Jaynes, che ha influenzato in parte anche gli studi di Lowen, affronta il tema della coscienza e dell’origine della civiltà, il cui nucleo è la teoria della mente bicamerale, secondo la quale fino a il 1000 a.C. una grandissima parte degli uomini non possedeva ancora una mente cosciente nel senso moderno del termine ma era guidata da voci interiori, attribuite agli dei?

THE STORYTELLER

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In ogni angolo, 
in ogni virgola
e in ogni silenzio 
di me trovi una storia.
Come il muscolo possente 
dei movimenti di Michelangelo,
esce e guizza la mia verità.
Autentico ogni racconto,
ogni verso,
anche nella dicotomia,
anzi proprio per questo.
Sfioramenti e atti di forza 
insieme,
come in un'utopica armonia.
Voci dissonanti come 
in un accordo di nona minore
narrano storie corali 
in un intreccio ignaro.
E mi agisci, 
mondo racchiuso 
nell'aura somatica,
e ti supero, 
molteplicità del passato,
con il vento del futuro,
e mi ascolti, rapito.

THE RISK

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Quasi fuori tempo massimo per uno spiraglio di luce, mi dimeno nella fissità degli eventi, implorando la sincronicità. L'impazienza spinge dentro agli organi. Sento il rischio di rinascere e ricadere, sento l'entità antropomorfa che esige la pienezza e mi rimesta nell'abbandono delle corazze. Integro senza sosta e sono ingorda, ingorda con un perenne senso di vuoto. Mi manca tutto e voglio tutto, neanche un frammento di meno!

HIGH SENSITIVITY

consigli

Mille lingue insieme, sinestesie di musiche negli occhi e colori nelle orecchie. Tutto dentro di te. Le iperestesie del pensiero arborescente nell'alta sensibilità, diga e dilagare. L'inconscio ti da il solito appuntamento, ma non invade la tua mente portando le voci degli Dei come in un canto dissonante la realtà, perché tu sei membra e mille battiti di mille universi in armonia, lì al centro dove tutto scorre verde turbinio, un unico immenso cuore, sostiene e pulsa con i tamburi. La ferocia dell'amore narra la sua storia nella legge del tre: il seme della tesi, la terra dell'antitesi e tu, nuovo frutto. Qui nasce l'uno.

ME AND MY MASTERS

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In questo momento che non riesco quasi a catturare non mi riconosco in tutte le linee del mio passato e nel mio nome e sento nascere in me una vita nuova dove non esistono certezze, solo un cammino avventuroso, una ricerca tra giungle e mari. Il desiderio mi muove dalle viscere al cielo: basta seguire la brezza leggerissima. Quando la Madre e il Saggio si parlano, la mia anima si rigenera incontrando i suoi Maestri, trapassando la memoria, in un tempo senza tempo, nell'eternità di un filo.

THE HANGING MAN

image.jpg La manutenzione dell'amore presuppone radicamento e volo. Presuppone mani vogliose di toccare mondi nuovi e braccia vigorose che avanzano nel ritmo del nuoto, piedi che valicano deserti e anche quando trovano raggi pallidi e deboli nelle brume, avanzano. E io che amo così tanto, ho lasciato tanti mondi stretti per aprirmi all'universo, procurandomi ferite e sogni lucidi, liane, tante liane e ora ti vedo nella giungla di alberi intricati, appeso a testa in giù, la corda stretta intorno alla caviglia destra, la gamba sinistra piegata con quei capelli che sembrano radici. Tu sei l'elemento mancante della mia vita, ma ti ritrovo qui, dentro al mio labirinto. Non ti libererò, ma ti terrò come maestro.

SOLEDAD AND THE MIRROR

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Le avevano tirato un brutto scherzo quando era venuta al mondo: a partire dal nome.
La solitudine l’aveva perseguitata come tutto ciò che ci andava a braccetto: silenzio, vuoto, nulla, vacuità, assenza.
Cercava di immaginare il volto della madre.
Ma come poteva essere il viso di una stronza che aveva deciso di chiamarla così, quasi a volersi vendicare del fastidio di averla cagata?
Forse lineamenti arcigni e labbra sprezzanti, sottili, a mezza luna con le punte rivolte al rovescio.
I piedi di Soledad giocavano con i minuscoli pesci del mare oscuro, poggiando sulla sabbia nera della Playa de El Bollullu, mentre tra le mani, teneva uno specchio.
Era lì che era stata abbandonata, dentro una cesta, in compagnia di una copia del Doppio ritratto di Giorgione, un trattato sul periodo blu di Picasso, la biografia di Virginia Woolf con  il suo racconto “La signora nello specchio” ed un messaggio che esponeva tre parole in croce attorno al fatto che la bimba si chiamava Soledad.
La Playa del Bollullu, inerpicata in mezzo a rocce vulcaniche e distese di bananeti, non era facilmente accessibile.
Siete liberi di non credere al destino, ma credete almeno all’ineluttabilità del suo!
Per molti anni l’unica compagnia che aveva avuto, oltre a quella della signora muta che l’aveva trovata e adottata, era stata quella degli oggetti che giacevano nella cesta con lei. Era dotata della capacità di sentire il dolore del mondo, assorbiva tutte le emozioni che la circondavano: la sua natura estremamente empatica la faceva apparire costantemente malinconica e catturata da tutto ciò che per gli altri era indefinibile.
Quanto bastava per essere tenuta  a distanza: nessun compagno in carne e ossa, solo amici di carta, che aveva scelto con  la speranza di trovare la risposta al suo graduale scomparire, al farsi via via più sottile, quasi un’ombra, alla frantumazione del suo io nello scontro con l’altrui mondo interiore.
I suoi amici di carta, dicevo:  “Spegni il fuoco della rabbia” di  Thich Nhat Hanh, “Domare la tigre” di Akong Tulku Rinpoche e “I Ching – Il Libro dei Mutamenti”, quello con la significativa prefazione di Jung.
E poi la presenza dello specchio: lei e lo specchio erano un tutt’uno.
Lo teneva in borsa e lo estraeva da lì quando sentiva salire la rabbia: glielo aveva suggerito l’amico Thich Nhat Hanh, nel libro “Spegni il fuoco della rabbia”, appunto.
Si guardava per vedere come la rabbia deformava i suoi lineamenti, si guardava per capirsi e per vedere se esisteva ancora.
Non doveva forse essere libero da ogni inquinamento, lo specchio, allora perché non le restituiva la verità?
Quella mattina, prima di recarsi alla spiaggia delle origini, aveva lanciato le tre monete de I Ching ed il responso dell’oracolo era stato: Esagramma 61, La Verità Interiore che indica la comprensione dello specchio.
Poi si era guardata allo specchio e non si era vista più.
Ma mentre camminava sulla sabbia nera, si tastava e si sentiva.
Io la vedo ora, mentre si recide i polsi con i pezzi dello specchio infranto.
Solo io la vedo, che si immerge e si lascia andare giù nel mare, disperdendo il rosso del sangue sull’acqua.
Ho deciso di non salvarla, di non salvarmi perché ho bisogno di rinascere qui dalle mie origini, ma questa volta non sceglierò il blu, la solitudine, ma il grigio, emblema della noia. Quanto più forte può apparire al mondo una donna che lo accusa di non divertirla a sufficienza?

 
 
 
 
 
 

TO YOU

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A te, che sei perso in mille pensieri, con la forza della mente mando una scatola virtuale e con la forza del cuore visualizzo noi: io e te, uno di fronte all'altro. Aprila, guardami, guardati! Siamo l'uno lo specchio dell'altro in questo vortice di riflessioni pregnanti. La forza di quello che ci unisce è la base di tutto, devi solo fare spazio per arrivare fino in fondo, come un soccorritore sul luogo del terremoto, che scava, scava e ancora scava, fregandosene del sudore che brucia e della carne dolorante, perché lì sotto ci siamo noi!  

Let me live!

Negli inferi della mia dimora
infestata di elucubrazioni
non c’è più spazio per il calore.

Gli spettri giocano sui mobili,
mi tirano i capelli
e si specchiano davanti
ai mille specchi
appesi sbiechi e sbilenchi.

Il sabato si infilano i miei stiletti fetish,
la domenica cadono esangui
su un letto sfatto.

Dal lunedì al venerdì,
buttandosi alle spalle
bagordi osceni e vuoti,
indossano maschere gotiche,
inforcano occhiali stilosi,
si chiudono in mises ipocrite.

Si lasciano vivere in
catatonica nullità,
tra rumori di unghie spezzate
sulla tastiera del Mac,
conversazioni in chat
e posts ludicomaniacali…

…Si, loro, gli spettri,
che si sono seduti
sopra le mie ginocchia,
a nutrirsi dei miei capezzoli
e a fagocitarmi.

Ma io voglio denudarmi
e camminare nel sottobosco,
farmi verme nella terra,
sparire da questa caducità
e ritornare alle radici
di alberi nodosi e fragranti,
spogliarmi degli orpelli
di una quotidianità fatiscente
per nutrirmi di humus
fragrante e rugiadoso,
briciola nelle innumerevoli briciole della terra.