Fuoco che arde ma non trova spazio, conosce solo la potenza dello scoppio e viene sedato da un'ondata di inutilità, di mancanza di energia che smorza più dell'acqua. Ciò che avvampa non trova più un collocamento, se non dentro le viscere e strugge i pensieri che si consumano in un grigiore di cenere e polvere sottile cancerogena, che è avvolgente manto e coltre di asfissia. E, dopo implosioni squassanti, arriva la corrosione lenta, silente, come uno stillicidio di piccole dosi che non lasciano traccia, se non agli occhi di chi è pronto a cogliere i segni di un'anima minata dai desideri trasgrediti dagli assassini e i persecutori della libertà dell'estro.
Month: January 2018
TO YOU
A te, che sei perso in mille pensieri, con la forza della mente mando una scatola virtuale e con la forza del cuore visualizzo noi: io e te, uno di fronte all'altro. Aprila, guardami, guardati! Siamo l'uno lo specchio dell'altro in questo vortice di riflessioni pregnanti. La forza di quello che ci unisce è la base di tutto, devi solo fare spazio per arrivare fino in fondo, come un soccorritore sul luogo del terremoto, che scava, scava e ancora scava, fregandosene del sudore che brucia e della carne dolorante, perché lì sotto ci siamo noi!
APOLOGUE: THE INVOLUTION OF A BUTTERFLY
C’era una volta una farfalla cui avevano rovinato un’ala e che decise di tornare a essere bruco.
Nel suo rinnovato stato di larva, si sentiva goffa e deforme e, allora, decise di rifugiarsi ancora nello stato di uovo. Lì dentro, a volte, aveva la sensazione di sentirsi protetta, altre, di essere in una prigione.
Trascorse molti anni nell’incertezza di che stato assumere, ma ogni volta che il desiderio di riprovare a essere farfalla la coglieva, si diceva che l’impresa era troppo rischiosa e che, se, in fondo, non ne aveva ancora avuto il coraggio, era solo perché non era mai riuscita a trovare una farfalla così bella e meritevole, a cui vivere accanto e che valesse una simile impresa.
Infatti il mondo era pieno di cose grigie, buie, cupe, almeno così lo facevano apparire i suoi occhi da dietro il suo involucro.
Nel corso degli anni, per poter conoscere le farfalle che le si avvicinavano, si spinse fino a diventare ninfa, ma nonostante i colori vivaci di queste e il loro leggiadro agitarsi al vento, conoscendole, riusciva sempre a trovare in loro dei difetti.
Finalmente, un giorno, incontrò una farfalla, in cui non riuscì mai a trovare una sola imperfezione. Per questo cominciò a spaventarsi e a pensare che, sicuramente, se avesse deciso di tornare a essere lepidottero per vivere accanto a lei, sarebbe stato abbandonato.
Tornò, così, a costruire il suo guscio.