A te, che sei perso in mille pensieri, con la forza della mente mando una scatola virtuale e con la forza del cuore visualizzo noi: io e te, uno di fronte all'altro. Aprila, guardami, guardati! Siamo l'uno lo specchio dell'altro in questo vortice di riflessioni pregnanti. La forza di quello che ci unisce è la base di tutto, devi solo fare spazio per arrivare fino in fondo, come un soccorritore sul luogo del terremoto, che scava, scava e ancora scava, fregandosene del sudore che brucia e della carne dolorante, perché lì sotto ci siamo noi!
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APOLOGUE: THE INVOLUTION OF A BUTTERFLY
C’era una volta una farfalla cui avevano rovinato un’ala e che decise di tornare a essere bruco.
Nel suo rinnovato stato di larva, si sentiva goffa e deforme e, allora, decise di rifugiarsi ancora nello stato di uovo. Lì dentro, a volte, aveva la sensazione di sentirsi protetta, altre, di essere in una prigione.
Trascorse molti anni nell’incertezza di che stato assumere, ma ogni volta che il desiderio di riprovare a essere farfalla la coglieva, si diceva che l’impresa era troppo rischiosa e che, se, in fondo, non ne aveva ancora avuto il coraggio, era solo perché non era mai riuscita a trovare una farfalla così bella e meritevole, a cui vivere accanto e che valesse una simile impresa.
Infatti il mondo era pieno di cose grigie, buie, cupe, almeno così lo facevano apparire i suoi occhi da dietro il suo involucro.
Nel corso degli anni, per poter conoscere le farfalle che le si avvicinavano, si spinse fino a diventare ninfa, ma nonostante i colori vivaci di queste e il loro leggiadro agitarsi al vento, conoscendole, riusciva sempre a trovare in loro dei difetti.
Finalmente, un giorno, incontrò una farfalla, in cui non riuscì mai a trovare una sola imperfezione. Per questo cominciò a spaventarsi e a pensare che, sicuramente, se avesse deciso di tornare a essere lepidottero per vivere accanto a lei, sarebbe stato abbandonato.
Tornò, così, a costruire il suo guscio.
You don’t want me to be wise
Savia non mi vuoi:
per questo la notte il mio dualismo
mi solletica i piedi
e lo lascio fare.
Mi sdoppio e non sono
uno scherzo dei tuoi occhi!
Borderline e felice di esserlo,
bipolare, fibromialgica e spasmofilica:
un tripudio di magagne che fanno il mio fascino.
Mastico un fetido sigaro
e sorseggio whisky torbato
mentre parlo con il mio cervello svitato.
Perché i dialoghi si sono riaperti:
parole, neologismi e metafore scorrono a fiumi.
Sono torrenti in piena,
dove affogano antichi timori e
schizzano i falsi salvagenti del passato.
Mastico un fetido sigaro
e sorseggio whisky torbato
mentre parlo con il mio cervello svitato.
Dissimilar, but simultaneous paths
La strada come il teatro.
I piedi che abbozzano passi in vite altrui.
Occhi che scrutano attraverso le maschere.
Durante i passi di danza
si inseguono carezze fugaci
e si regalano sguardi intrisi di empatia,
ricevendo schiaffi che dilagano
in ferite interne.
Cammini che si incrociano e si assaggiano,
ma appartengono a mondi distanti.
Winter solstice
Non possiamo salvarci fino in fondo xchè
Perché la nostra unica salvezza è la follia
Il tao che portavamo sulle ns spalle
È entrato nelle nostre viscere
Ha partorito la nostra carne e le nostre ossa
Si espande in ogni chakra e in ogni corpo sottile
Fa la nostra natura imperfetta ma completa
Non abbiamo bisogno di altre ancore,
Leghiamoci con nodi indissolubili
A questa verità.
Nascita – morte
Staticità – trasformazione
Inverno di letargo, inverno di parto illuminato