Black love

​Fottitene del mondo pensavo il giorno
che ti ho incontrato,
e cosí mi sono fatta fottere da te…

Dai tuoi dubbi, dalle tue ombre.

Le catene nelle sabbie mobili
sei tu.

La luna bugiarda getta tentacoli lattiginosi
sei tu.

Affanni ripetuti con pochi spiragli
sei tu.

Piaceri mozzati
siamo noi.

Frenate brusche, impennate bastarde
su un asfalto maldestro.

Pensieri reflui, stagnanti.

Assieme a te ho buttato nella discarica
del ghetto ai confini delle due metropoli,
ho buttato troppi giorni biodegradabili
in un sacchetto pieno di buchi.

Ma io avevo la consuetudine carezzevole
del bello o del dannato giocoso.

Mi ripiglio le mie luci,
i miei cieli tersi,
la nettezza del comprendere
e lascio le tue rigide contorsioni
nel dolore.

Sono venuta a riportarti le tue manette,
le tue chiavi putride di ruggine.

Aprimi!

Distance

Da me non avrai discorsi retorici:
Li ho sperimentati e esauriti tutti
Nella prima parte della mia vita
E ormai ho perduto con non poca soddisfazione
Ogni rimasuglio di aspettativa
Per scoprire l’immensa bellezza del disincanto
Ho perpetrato riti di magia rossa e magia nera,
Persa nell’arcobaleno,
Avida di giochi nel bianco e nel nero,
Accettando la commistione umana tra il bene e il male.

Mi sono liberata dalla forzata veglia della vita,
Per poi liberarmi dal sonno della morte,
Ricordandomi una volta per tutte
Del mio unico legame,
Della mia unica fortissima forza,
L’attaccamento alla vita.
Da me non avrai che questo

Sollievo, the black cat

Una collana di fardelli è appesa al mio collo.
Grava su di me.
Non per nulla mi riconosco groviglio di nodi irrisolti.
La banalità mi fa un baffo, la follia gli sberleffi.
La prima mi ha proprio misconosciuta, la seconda mi fa spesso visita.
Quando arriva tocca bere lacrime amare e subire digiuni, tocca cadere.
Chiamo Sollievo, il mio gatto nero, gioca con il mio groviglio-gomitolo, lo sbobina e mi sfila la collana.
Con passo felpato mi cammina intorno formando un cerchio, accende fuochi attorno, perché la pazzia li teme.

Riva or deriva?

Le onde del mare cangiante coprono

il lido immerso nella magia dell’alba presta.

Si ritirano e scappano

risucchiate dalle forze naturali,

così come le mie paure e le mie speranze

mi lasciano e ritornano manipolate

dalla forza maggiore delle vicende di vita.

Tanti mari, tante vite mi hanno attraversata

nella lunga ricerca di me stessa.

Winter solstice

Non possiamo salvarci fino in fondo xchè
Perché la nostra unica salvezza è la follia
Il tao che portavamo sulle ns spalle
È entrato nelle nostre viscere
Ha partorito la nostra carne e le nostre ossa
Si espande in ogni chakra e in ogni corpo sottile
Fa la nostra natura imperfetta ma completa
Non abbiamo bisogno di altre ancore,
Leghiamoci con nodi indissolubili
A questa verità.
Nascita – morte
Staticità – trasformazione
Inverno di letargo, inverno di parto illuminato

The lifecycle

Trasognata.

Mille volte sposa, mille volte vedova,

Vestita di pizzo bianco e pizzo nero,

Sfilano mille abiti.

Allestisco palcoscenici,

Interpreto mille donne,

Tutte profondamente mie.

Sale parto e campi santi,

Danze di bolle nell’etere,

Scoppi di pianti inconsulti.

Veli e farfalle di tulle,

Preghiere sulle urne funerarie.

Gettate fiori su di me,

E polvere di foglie,

E briciole di madre terra,

Nella frugalità della morte.